tradimenti
"IL RIFLESSO"


09.07.2025 |
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"La stoffa dell’abito era fresca, come seta fredda; ma sotto sotto c’era il fuoco..."
Ero entrato nella stanza quasi per caso, in cerca di pace o forse di qualcosa che non sapevo di volere. Le luci erano morbide, il silenzio colmo di un’attesa sottile, densa. Un tempo sospeso; e poi, eccola.
Una figura di spalle, riflessa nello specchio incorniciato in legno scuro;immobile,perfetta.
La pelle nuda della sua schiena brillava come seta sotto la luce calda, dorata.
L’abito, se si poteva ancora chiamarlo così, le accarezzava i fianchi con una precisione quasi crudele, come se fosse stato cucito direttamente sul desiderio.
E quella linea, quella forma che scendeva lenta, decisa, dalla nuca fino al fondo della schiena era una lama dolce, una promessa taciuta, una carezza al contrario.
Mi costrinse a fermarmi.
Non osai parlare; non serviva.
Rimasi lì,nel silenzio, a guardare. Anzi, a sentire.
Perché quell’immagine non si vedeva soltanto, si sentiva nelle mani,nella bocca, nella pancia.
Lei non si voltò.
Ma sapeva; sapeva che c’ero. Sapeva che la stavo guardando così come si desidera, con fame silenziosa, con rispetto violato, con quel tipo di attenzione che accende la pelle prima ancora dello sguardo.
Lo sentiva nell’aria, come un tocco invisibile.
Un calore che saliva dalla base del collo, si insinuava tra le scapole e scivolava giù, più in basso.
Un brivido sottile, netto;una consapevolezza.
Ogni curva, ogni piega di quel tessuto era un invito.
Non un’ostentazione; una dichiarazione; una presenza che parlava con la pelle, non con la voce.
C’era solo il momento, il battito, il respiro appena trattenuto.
Quella sensazione inspiegabile che nasce nella pancia e si trasforma in fame. E mentre continuavo ad ammirare quel riflesso, come fosse un sogno troppo bello per essere toccato, lei fece un mezzo passo, lento,quasi impercettibile; non per andare via,ma per chiamarmi. Non un ordine, no; un invito, una provocazione elegante. Mi mossi, o meglio venni chiamato da qualcosa più forte della volontà. Le distanze si sciolsero.
Ero così vicino da sentirla. Non solo con il naso, con tutto.
Il profumo della sua pelle mi travolse, un intreccio di ambra calda, velluto e qualcosa di più vivo. Lei, lei e basta.
Ma poi, solo allora, notai il terzo riflesso.
Poco oltre, seduto in penombra, avvolto da una compostezza apparente c’era lui,il suo uomo.
Il suo sguardo non era gelido, né sorpreso.
Era acceso. Calmo solo in superficie ma attraversato da un desiderio rovente che non cercava di nascondere.
Non era un intruso in quella scena, no.
Era parte del disegno, il primo spettatore; o forse il regista silenzioso.
Non parlava,non si muoveva.
Ma tutto in lui diceva :“Voglio vedere”.
Non gelosia, non possesso. Piuttosto un’eccitazione raffinata, intima, perfettamente allineata con quella tensione che vibrava nella stanza.
Mi accorsi che stava respirando a fondo, lentamente,come se volesse trattenere ogni dettaglio,ogni gesto,ogni sfumatura di pelle esposta e di desiderio condiviso.
Non c'era competizione;c’era consenso,c’era gioco.
Lo specchio ora ci conteneva tutti.
Lei, immobile ma ardente come brace sotto la cenere.
Io incantato, trattenuto e già perduto.
Lui,attento, vigile, presente.
Le mie dita si sollevarono, esitanti, vive.
Si posarono sotto la nuca, proprio dove la curva della schiena cominciava a raccontare.
La sentii vibrare appena, non un sussulto ma un’apertura segreta. La stoffa dell’abito era fresca, come seta fredda; ma sotto sotto c’era il fuoco.
Scivolai lungo la colonna vertebrale, piano, istintivo.
Ogni vertebra era una nota di musica scritta sulla pelle.
Leggevo il suo corpo come si legge una poesia,ma al contrario.
Lei non si mosse.
Solo le labbra, nel riflesso, si piegarono in un sorriso appena accennato.
Quel sorriso che viene quando il corpo ha già deciso e la mente si arrende. "Guardami" sussurrò; non rispose, non serviva.
I suoi occhi, nello specchio, trovarono i miei.
E più in là, incrociarono anche i suoi; quelli del suo uomo.
E in quello sguardo c’era tutto: libertà, desiderio e un’intesa che non chiedeva spiegazioni.
Non si voltò; non ne aveva bisogno.
Fu il RIFLESSO a bastare.
A tutti e tre!
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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